1 FEDE

 PARTE PRIMA
LA PROFESSIONE DELLA FEDE

SEZIONE PRIMA
«IO CREDO» - «NOI CREDIAMO»

CAPITOLO TERZO
LA RISPOSTA DELL'UOMO A DIO

ARTICOLO 2
NOI CREDIAMO

166 La fede è un atto personale: è la libera risposta dell'uomo all'iniziativa di Dio che si rivela. La fede però non è un atto isolato. Nessuno può credere da solo, così come nessuno può vivere da solo. Nessuno si è dato la fede da se stesso, così come nessuno da se stesso si è dato l'esistenza. Il credente ha ricevuto la fede da altri e ad altri la deve trasmettere. Il nostro amore per Gesù e per gli uomini ci spinge a parlare ad altri della nostra fede. In tal modo ogni credente è come un anello nella grande catena dei credenti. Io non posso credere senza essere sorretto dalla fede degli altri, e, con la mia fede, contribuisco a sostenere la fede degli altri.

167 « Io credo »: 212 è la fede della Chiesa professata personalmente da ogni credente, soprattutto al momento del Battesimo. « Noi crediamo »: 213 è la fede della Chiesa confessata dai Vescovi riuniti in Concilio, o, più generalmente, dall'assemblea liturgica dei credenti. « Io credo »: è anche la Chiesa, nostra Madre, che risponde a Dio con la sua fede e che ci insegna a dire: « Io credo », « Noi crediamo ».

I. «Guarda, Signore, alla fede della tua Chiesa»

168 È innanzi tutto la Chiesa che crede, e che così regge, nutre e sostiene la mia fede. È innanzi tutto la Chiesa che, ovunque, confessa il Signore, (« Te per orbem terrarum sancta confitetur Ecclesia La santa Chiesa proclama la tua gloria su tutta la terra », cantiamo nel « Te Deum ») e con essa e in essa anche noi siamo trascinati e condotti a confessare: « Io credo », « Noi crediamo ». Dalla Chiesa riceviamo la fede e la vita nuova in Cristo mediante il Battesimo. Nel « Rituale Romano » il ministro del Battesimo domanda al catecumeno: « Che cosa chiedi alla Chiesa di Dio? ». E la risposta è: « La fede » – « Che cosa ti dona la fede? » – « La vita eterna ». 214

169 La salvezza viene solo da Dio; ma, poiché riceviamo la vita della fede attraverso la Chiesa, questa è nostra Madre: « Noi crediamo la Chiesa come Madre della nostra nuova nascita, e non nella Chiesa come se essa fosse l'autrice della nostra salvezza ». 215 Essendo nostra Madre, la Chiesa è anche l'educatrice della nostra fede.

II. Il linguaggio della fede

170 Noi non crediamo in alcune formule, ma nelle realtà che esse esprimono e che la fede ci permette di « toccare ». « L'atto [di fede] del credente non si ferma all'enunciato, ma raggiunge la realtà [enunciata] ». 216 Tuttavia, noi accostiamo queste realtà con l'aiuto delle formulazioni della fede. Esse ci permettono di esprimere e di trasmettere la fede, di celebrarla in comunità, di assimilarla e di viverla sempre più intensamente.

171 La Chiesa, che è « colonna e sostegno della verità » (1 Tm 3,15), conserva fedelmente la fede, che fu trasmessa ai credenti una volta per tutte. 217 È la Chiesa che custodisce la memoria delle parole di Cristo e trasmette di generazione in generazione la confessione di fede degli Apostoli. Come una madre che insegna ai suoi figli a parlare, e quindi a comprendere e a comunicare, la Chiesa nostra Madre ci insegna il linguaggio della fede per introdurci nell'intelligenza della fede e nella vita.

III. Una sola fede

172 Da secoli, attraverso molte lingue, culture, popoli e nazioni, la Chiesa non cessa di confessare la sua unica fede, ricevuta da un solo Signore, trasmessa mediante un solo Battesimo, radicata nella convinzione che tutti gli uomini non hanno che un solo Dio e Padre. 218 Sant'Ireneo di Lione, testimone di questa fede, dichiara:

173 « In realtà, la Chiesa, sebbene diffusa in tutto il mondo fino alle estremità della terra, avendo ricevuto dagli Apostoli e dai loro discepoli la fede [...], conserva questa predicazione e questa fede con cura e, come se abitasse un'unica casa, vi crede in uno stesso identico modo, come se avesse una sola anima ed un cuore solo, e predica le verità della fede, le insegna e le trasmette con voce unanime, come se avesse una sola bocca ». 219

174 « Infatti, se le lingue nel mondo sono varie, il contenuto della Tradizione è però unico e identico. E non hanno altra fede o altra Tradizione né le Chiese che sono in Germania, né quelle che sono in Spagna, né quelle che sono presso i Celti (in Gallia), né quelle dell'Oriente, dell'Egitto, della Libia, né quelle che sono al centro del mondo ». 220 « Il messaggio della Chiesa è dunque veridico e solido, poiché essa addita a tutto il mondo una sola via di salvezza ». 221

175 « Conserviamo con cura questa fede che abbiamo ricevuto dalla Chiesa, perché, sotto l'azione dello Spirito di Dio, essa, come un deposito di grande valore, chiuso in un vaso prezioso, continuamente ringiovanisce e fa ringiovanire anche il vaso che la contiene ». 222

In sintesi

176 La fede è un'adesione personale di tutto l'uomo a Dio che si rivela. Comporta un'adesione dell'intelligenza e della volontà alla Rivelazione che Dio ha fatto di sé attraverso le sue opere e le sue parole.

177 « Credere » ha perciò un duplice riferimento: alla persona e alla verità; alla verità per la fiducia che si accorda alla persona che l'afferma.

178 Non dobbiamo credere in nessun altro se non in Dio, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.

179 La fede è un dono soprannaturale di Dio. Per credere, l'uomo ha bisogno degli aiuti interiori dello Spirito Santo.

180 « Credere » è un atto umano, cosciente e libero, che ben s'accorda con la dignità della persona umana.

181 « Credere » è un atto ecclesiale. La fede della Chiesa precede, genera, sostiene e nutre la nostra fede. La Chiesa è la Madre di tutti i credenti. « Nessuno può avere Dio per Padre, se non ha la Chiesa per Madre ». 223

182 « Noi crediamo tutto ciò che è contenuto nella Parola di Dio, scritta o tramandata, e che è proposto dalla Chiesa come divinamente rivelato ». 224

183 La fede è necessaria alla salvezza. Il Signore stesso lo afferma: « Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato » (Mc 16,16).

184 «La fede [...] è una pregustazione della conoscenza che ci renderà beati nella vita futura». 225

(212) Simbolo degli Apostoli: DS 30.

(213) Simbolo niceno-costantinopolitano: DS 150 (nel testo originale greco).

(214) Rito dell'iniziazione cristiana degli adulti, 75 (Libreria Editrice Vaticana, 1989) p. 58; Ibid., 247, p. 144.

(215) Fausto di Riez, De Spiritu Sancto 1, 2: CSEL 21, 104 (1, 1: PL 62, 11).

(216) San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, II-II, q. 1, a. 2, ad 2: Ed. Leon. 8, 11.

(217) Cf Gd 1,3.

(218) Cf Ef 4,4-6.

(219) Sant'Ireneo di Lione, Adversus haereses, 1, 10, 1-2: SC 264, 154-158 (PG 7, 550-551).

(220) Sant'Ireneo di Lione, Adversus haereses, 1, 10, 2: SC 264, 158-160 (PG 7, 531-534).

(221) Sant'Ireneo di Lione, Adversus haereses, 5, 20, 1: SC 153, 254-256 (PG 7, 1177).

(222) Sant'Ireneo di Lione, Adversus haereses, 3, 24, 1: SC 211, 472 (PG 7, 966).

(223) San Cipriano di Cartagine, De Ecclesiae catholicae unitate, 6: CCL 3, 253 (PL 4, 519).

(224) Paolo VI, Credo del popolo di Dio, 20: AAS 60 (1968) 441.

(225) San Tommaso d'Aquino, Compendium theologiae, 1, 2: Ed. Leon. 42, 83.

(226) DS 30.

(227) DS 150.

 

Da Cathopedia, l'enciclopedia cattolica.

« La fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede. »
  
(Eb 11,1)

«  La fede è la prima delle tre virtù teologali. Il Catechismo della Chiesa Cattolica così la introduce:
 
La fede è la virtù teologale per la quale noi crediamo in Dio e a tutto ciò che egli ci ha detto e rivelato, e che la Chiesa ci propone da credere, perché egli è la stessa verità. Con la fede "l'uomo si abbandona tutto a Dio liberamente"[1]. Per questo il credente cerca di conoscere e di fare la volontà di Dio. "Il giusto vivrà mediante la fede" (Rm 1,17). La fede viva "opera per mezzo della carità" (Gal 5,6). »
  
(n. 1814)

In senso teologico la fede è l'opzione fondamentale con cui l'uomo, sorretto dalla grazia e dalla fiducia nella potenza di Dio operante in Gesù Cristo, risponde all'iniziativa di salvezza di Dio che si rivela e lo professa in sintonia con la Chiesa[2]. È un'adesione assoluta fondata su una intrinseca sicurezza.

   
Nella Bibbia

I verbi biblici della fede
lingua  verbo  significato
ebraico  aman  "essere solido, affidabile, collaudato"
batah  "affidarsi", "sperare in"
hasah  "ripararsi"
hakah  "perseverare", "avere pazienza"
greco  pistéuein  "confidare"
hypakúein  "obbedire"
oikodoméin  "costruire", "edificare"
latino  credere[3]  "confidare di cuore"

La Bibbia parla della fede concetti diversi, come illustrato dalla tabella a lato[4].
Nell'Antico Testamento

Nell'Antico Testamento la fede è la ferma fiducia nelle promesse e nella guida di Dio nei confronti del suo popolo, Israele[2].

Criterio della retta fede sono le opere che la persona compie:

    Abramo reagisce a quanto Dio gli comunica confidando, sperando e obbedendo (Gen 12,22) e diventa così "padre di tutti (quelli che) credono" (Rm 4,11);
    Mosè, obbedendo al piano di Dio, diventa il liberatore del suo popolo (Es 3,16-17; cfr. Eb 11,23-31);
    i profeti, confidando con perseveranza e con fermezza nei disegni di Dio, diventano i consolatori di Israele (Is 40,27-31).

Tali esperienze si sedimentano in formule di fede, come Dt 26,5-9 e Gs 24,2-13.

Qua e là la fede è definita come garanzia dell'esistenza (Is 7,9), obbedienza (Gen 22,1-2), fiducia (Gen 15,6; Sal 119[118],66; Ger 29,18), fedeltà (Is 26,2-3), speranza (Ger 8,15; Sal 119[118],81-82).
Nel Nuovo Testamento

Nel Nuovo Testamento la fede è il nome che indica tutto il rapporto tra Dio e l'uomo in virtù dell'azione salvifica divina in e mediante Gesù Cristo[2]. Ne sono componenti la confidenza (Mc 11,24), la fiducia (Mc 9,24), l'obbedienza (Rm 10,16; 2Cor 9,13), la conoscenza (Gv 1,18; 6,69; 14,9).

Nella predicazione di Gesù la fede è il presupposto perché egli operi i miracoli (Mc 6,5-6), le guarigioni (Mc 5,34; Mt 9,23-24) e rimetta i peccati (Mc 2,1-12 Lc 7,48-50). In Giovanni il riconoscimento della sua missione è condizione della salvezza (3,15-16.36; 5,24; 6,40-47).

Negli scritti apostolici la fede viene articolata come riconoscimento di Gesù quale Cristo di Dio (Rm 10,9-10; 1Cor 15,2-5; Ef 1,3-13), riconoscimento mediante il quale l'uomo entra in una relazione completamente nuova con lui; essa viene descritta come nuovo essere in Cristo (2Cor 5,17; Gal 2,20; 6,15), partecipazione al suo destino (Rm 6,4-11), apertura di nuove possibilità di conoscenza (Gv 1,18; 14,9), di un sapere superiore (1Cor 2,10; 3,1).

La fede opera la giustificazione del peccatore (Rm 1,17; 4,13; 3,21-31; Gal 3,15-18). A tal maniera essa è addirittura un nuovo fondamento (hypóstasis) della realtà (Eb 11,1; in termini giovannei essa è luce (Gv 3,21; 1Gv 1,5), vita e via (Gv 14,4-6; 17,3; 20,31). Nasce dall'ascolto della parola di Dio nel Vangelo (Rm 10,14-21), è in grado di crescere (2Cor 10,15-16) e va salvaguardata dalle contestazioni degli eretici (1Tim 4,1; 6,20-21). È grazia e, nello stesso tempo, come sottolinea la lettera di Giacomo, agire morale dell'uomo (2,14-26).
Nella storia del pensiero cristiano
Nell'antichità

È Sant'Agostino ad introdurre[5] una importantissima distinzione, divenuta classica nella teologia. La fede si può intendere in due sensi:

    come fides qua ("fede con cui", sottinteso "si crede"), o fede soggettiva, cioè l'atteggiamento interiore del credente nei confronti di Dio che si rivela;
    come fides quae ("fede che", sottinteso, "si crede"), o fede oggettiva, cioè le verità rivelate da Dio e credute per fede.

La riflessione che si sviluppò nel corso dei secoli è perciò sempre influenzata da quella sulla rivelazione.

Conseguentemente, nell'antichità cristiana, in corrispondenza alla concezione epifanica della rivelazione, la fede è formalmente vista come dedizione personale al Dio di Gesù Cristo, dedizione che si manifesta nella vita pratica[6], cioè nelle scelte morali.

L'aspetto contenutistico della fede viene invece sviluppato nel canone, nella regola di fede, nei dogmi, nelle opere teologiche e nell'articolazione del magistero della Chiesa. Un impulso determinante per questo lavoro viene dalle eresie, contro cui si usa lo strumento della scomunica (anáthema): la fede riveste un aspetto ecclesiale giuridico.
Nel Medioevo

Il Medioevo vede un cambiamento di registro. In conformità al modello teoretico istruttivo della rivelazione, la fede viene concepita come adesione ("ritenere per vero") alle verità proclamate autoritativamente dal magistero ecclesiastico[6]. Essa diventa così un tema della ragione[7], la quale è in grado di fornire motivazioni ad essa necessarie[8].

La Scolastica sottolinea l'aspetto razionale della fede, mentre la teologia monastica e, poi, quella francescana (San Bonaventura) ne mettono in rilievo l'elemento psicologico-affettivo. San Tommaso d'Aquino tenta la sintesi: per lui la fede è un assenso speculativo-intellettuale alle verità rivelate, assenso operato dalla volontà.
Riforma e Controriforma

Lutero († 1546), in polemica con la presunta giustizia delle opere della Chiesa antica, esalta il carattere di grazia della fede, la quale è per lui un evento operato dallo Spirito e coinvolgente tutto l'uomo; in questo evento l'uomo è giustificato senza aver prima dato alcun contributo da parte sua[9]. Da parte di Dio la fede è totalmente grazia; da parte dell'uomo è "fiducia viva nella grazia di Dio"[10], pura fiducia. La fides quae passa decisamente in secondo piano. Tuttavia Melantone († 1560) e l'ortodossia veteroprotestante ammisero una certa cooperazione umana.

Contro i riformatori protestanti il Concilio di Trento dichiarò la fede parte costitutiva integrante - e quindi necessaria per salvarsi - della giustificazione, e ne parlò soprattutto come un atto di assenso dell'intelletto[11].
Gli ultimi secoli

Nel XIX secolo si discute soprattutto del rapporto tra fede e sapere, e si sviluppa una polemica tra due posizioni estremistiche della concezione cattolica:

    il razionalismo (Hegel, † 1831) dissolve la fede in sapere;
    il fideismo (Lamennais, † 1854, Bonnetty, † 1879) respinge qualsiasi razionalità a favore di un'intuizione non razionale e di un'esperienza interiore.

Il Concilio Vaticano I confermò la concezione teoretico-istruttiva della fede come accettazione dell'autorità di Dio che si rivela, accettazione operata dallo Spirito Santo e sostenuta da segni esteriori come miracoli e profezie[12].

In connessione con l'elaborazione di un modello teoretico comunicativo della rivelazione, si assiste a un rinnovamento del concetto di fede, ad opera di Newman († 1890), Blondel († 1949), Laberthonnière († 1932): la fede è vista da essi come risposta radicale all'amore di Dio.

Un problema di particolare importanza viene trattato sotto il titolo latino di analysis fidei ("analisi della fede"): come possiamo legittimare la certezza della fede? se essa poggia sulla pura autorità di Dio non è più razionale, se poggia su una precedente conoscenza dei contenuti della rivelazione non è più libera.

Il Concilio Vaticano II ha presentato la fede come affidamento totale di se stessi a Dio, affidamento operato nella luce dello Spirito Santo:
« 
A Dio che rivela è dovuta "l'obbedienza della fede" (Rm 16,26; cfr. Rm 1,5; 2Cor 10,5-6), con la quale l'uomo gli si abbandona tutt'intero e liberamente prestandogli "il pieno ossequio dell'intelletto e della volontà"[13] e assentendo volontariamente alla Rivelazione che egli fa. Perché si possa prestare questa fede, sono necessari la grazia di Dio che previene e soccorre e gli aiuti interiori dello Spirito Santo, il quale muova il cuore e lo rivolga a Dio, apra gli occhi dello spirito e dia "a tutti dolcezza nel consentire e nel credere alla verità"[14]. Affinché poi l'intelligenza della Rivelazione diventi sempre più profonda, lo stesso Spirito Santo perfeziona continuamente la fede per mezzo dei suoi doni. »
  
(Dei Verbum, n. 5)
Sistemazione teologica

La fede non è un atto umano spontaneo, ma è basata sulla rivelazione, la quale peraltro giunge al suo scopo solo se suscita la fede. La sua sostanza può quindi essere espressa con l'espressione: "Credo nella rivelazione di Dio in Gesù Cristo"[9].

Nel suo aspetto di fides qua, cioè riguardo all'atteggiamento interiore di colui che crede, le fede è:

    una atto reso possibile dalla grazia di Dio, in quanto nella fede Dio dona all'uomo la salvezza;
    un atto con una struttura trinitaria: il Padre è iniziatore e autore della fede, il Figlio è il vertice della rivelazione e quindi il motivo principale della fede, lo Spirito Santo in quanto Paraclito è operatore della fede cristiana;
    un atto personale e complessivo, che porta l'uomo a conoscere in maniera nuova e con amore Dio stesso, il prossimo, la storia e l'universo, e gli fa così sperimentare un senso liberatore, al di là di ogni conoscenza nata dall'esperienza;
    un atto unitario, perché in tutte le sue forme e articolazioni esso è sempre riferito a Dio;
    una atto che integra il sapere, in quanto conduce il sapere, al di là delle leggi impostegli, a incontrare il fondamento trascendentale del mondo; in tal senso la fede è un'offerta di senso alla ragione esistenziale e porta il sapere a completezza;
    un atto orientato all'escatologia, perché tende all'adempimento dei tutte le promesse nella comunione eterna con Dio;
    un atto libero: la fede è una risposta genuinamente umana all'offerta di dialogo fatta da Dio nella rivelazione;
    un atto razionale, in quanto esso è una decisione fondamentale dell'uomo, che è essenzialmente dotato di ragione; la certezza gli deriva dalla verifica delle affermazioni della fede nella vita pratica (analysis fidei): la fede è perciò sia una decisione, sia un progetto che investe, abbraccia e interpreta tutta la persona e tutta la sua realtà.

Nel suo aspetto di fides quae, cioè in relazione ai contenuti che vengono creduti, la fede diventa oggettiva nelle proposizioni e nelle formule di fede. Sotto questo aspetto la fede comprende i seguenti aspetti:

    è la professione delle affermazioni materiali della rivelazione;
    ha una valenza ecclesiale, in quanto la rivelazione è sempre in rapporto con la comunità, e avviene perciò nella comunità concreta della Chiesa, che è la comunità di tutti coloro che vivono la fede;
    è soggetta alla regolamentazione del linguaggio, perché l'unità della comunità può essere articolata solo con un linguaggio comune;
    è oggetto di studio della teologia; la teologia occupa una posizione mediana tra rivelazione e fede, analizzando motivi, interessi, condizioni storiche e strutture di pensiero delle enunciazioni di fede, e cercando allo stesso tempo di tradurle, se necessario, in nuovi modelli, al fine di una maggiore comprensibilità.

Note

    ↑ Dei Verbum, 5.
    ↑ 2,0 2,1 2,2 Wolfgang Beinert (1990) 282.
    ↑ Da cor-dare, "dare il cuore".
    ↑ Wolfgang Beinert (1990) 285.
    ↑ De Trinitate 13, 2, 5.
    ↑ 6,0 6,1 Wolfgang Beinert (1990) 28e.
    ↑ Cfr. il titolo del Proslogion di Sant'Anselmo d'Aosta: fides quaerens intellectum, "la fede alla ricerca della comprensione intellettuale".
    ↑ Anselmo d'Aosta, Monologhion, prologo; Id., Cur Deus homo, prefazione.
    ↑ 9,0 9,1 Wolfgang Beinert (1990) 284.
    ↑ Formula Concordiae (1528/1529), Dichiarazione di Solidarietà, IV.
    ↑ DS 1528-1534; 1561-1564.
    ↑ DS 3008-3020; 3021-3036
    ↑ Concilio Vaticano I, Costituzione dogmatica sulla fede cattolica Dei Filius, cap. 3: DS 3008.
    ↑ II Sinodo di Orange, can. 7: DS 377; Concilio Vaticano I, l.c.: DS 3010.

Bibliografia

    Jean Duplacy, Fede, in Xavier Léon-Dufour (cur.), Dizionario di Teologia Biblica, Marietti, Casale Monferrato, 1971, ISBN 9788821173028, c. 379-390
    Wolfgang Beinert, Fede, in Wolfgang Beinert (cur.), Lessico di teologia sistematica, Queriniana, Brescia 1990, ISBN 9788839900876, p. 282-286