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    LA COMUNIONE DEI SANTI

    Dio ha creato solo fratelli senza frontiere, su un pianeta senza frontiere. Tutta l’umanità è un’immensa e unica foresta dove tutti gli alberi hanno la loro radice nel cuore di Dio Trinità.

    La comunione dei santi è la ripresa in termini diversi della "santa Chiesa", ma con lo scopo di sottolineare i rapporti che intercorrono fra le membra dell’unico corpo e i tralci dell’unica vite.

    La comunione dei santi non è altro che il mistero del corpo totale di Cristo, ma per mettere in risalto i rapporti delle membra fra di loro: condivisione dello stesso nutrimento, complementarietà dei servizi, benessere comune, comune sofferenza, gloria comune. È il principio dei vasi comunicanti. Inseriti tutti in Cristo, per suo mezzo siamo collegati al Padre e collegati per mezzo dello Spirito a tutti i nostri fratelli secondo la preghiera di Gesù: "Tutti siano una cosa sola. Come tu, Padre, sei in me e io in te... Perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità" (Gv 17,21-23).

    Il termine santo significa "che appartiene a Dio". La Chiesa è un popolo di povera gente più che di eroi, ma è un popolo di santi perché è il popolo di Dio. La Costituzione dogmatica del Concilio Vaticano II "Lumen Gentium" (Cristo luce delle genti) dichiara che a questa unità cattolica del popolo di Dio sono chiamati tutti gli uomini; a questa unità appartengono sotto diverse forme o sono ordinati sia i fedeIi cattolici e coloro che, comunque, hanno fede in Cristo, sia tutti gli uomini senza eccezione che la grazia di Dio chiama alla salvezza (LG13-16).

    Possiamo dire dov’è la Chiesa; non possiamo dire dove non sia. "Appartiene alIa comunione dei santi tutto il bene che si compie nel mondo" (s. Tommaso d’Aquino). "Lo Spirito del Signore riempie l’universo" (Sap 1,7). "La comunione dei santi è quella di tutti gli uomini di buona volontà" (G. Bernanos).

    Nella Chiesa c’è comunione di beni. Tutti i cristiani partecipano ai beni di Gesù Cristo, ai beni dei fratelli e a tutto il bene che si compie nel mondo.

    Questa comunione si opera mediante i sacramenti della Chiesa che conferiscono la grazia. Nell’antica tradizione della Chiesa, la comunione dei santi, prima di essere la condivisione delle preghiere e delle buone opere delle "sante persone", è la partecipazione alle "cose sante" che si trovano nella Chiesa, a cominciare dai sacramenti.

    Come a figli attorno al tavolo di famiglia, i sacramenti spartiscono il "tesoro comune", la presenza attiva del Cristo risorto nelle diverse situazioni del nostro viaggio terreno.

    Fanno parte di questo tesoro i sacramenti, la parola di Dio, la liturgia, la preghiera pubblica e personale, le tradizioni dei Padri, gli esempi dei santi e tutto il bene che Dio ha operato in tutti.

    Sia ben chiaro: tutto quanto siamo, tutto quanto abbiamo sono cose sante; di esse non siamo proprietari ma "amministratori della multiforme grazia di Dio" (cfr 1Cor 4,1).

    Il disegno di Dio creatore per gli uomini è "l’esistenza per gli altri" come la vive ciascuna delle Persone divine. Solo "l’uomo per gli altri" è a immagine e somiglianza di Dio.

    Essendo la Chiesa una comunità di peccatori, dobbiamo ammettere che a questa tavola della comunione si siedono molti scrocconi e quanti apportano solo la loro miseria, il loro sudiciume e la loro fame. Ne abbiamo una descrizione nella parabola del banchetto (Lc 14,15-24): la sala è riempita di poveri, di zoppi, di ciechi e di storpi, di accattoni che non hanno nulla da perdere e tutto da guadagnare.

    E chi di noi può dire di non essere, in certi momenti, un mendicante e una passività sul bilancio della comunità?

    Nella santità nascosta della Chiesa esiste una ricchezza continuamente traboccante, alla quale possono attingere tutti i poveri quali siamo noi.

    Non possiamo passare sotto silenzio la comunione con i nostri fratelli che ci hanno preceduto nel segno della fede e dormono il sonno della pace. "La Chiesa... fin dai primi tempi della religione cristiana, ha coltivato con una grande pietà la memoria dei defunti e... ha offerto per loro anche i suoi suffragi" (Conc. Vat. II. LG 50). Ma è una deviazione che si preghi più per i defunti che per i vivi, che si visitino più i cimiteri dove non dimorano i morti che gli ospedali e i ricoveri, dove soffrono i nostri fratelli, che ci si preoccupi più delle indulgenze che delle missioni.