3 LUSSURIA


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Voci principali: Sesto comandamento, Castità.

« Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore. »
  
(Matteo 5,28)
« 
La lussuria è un desiderio disordinato o una fruizione sregolata del piacere venereo. Il piacere sessuale è moralmente disordinato quando è ricercato per se stesso, al di fuori delle finalità di procreazione e di unione. »
  
(Catechismo della Chiesa Cattolica, 2351)

La Lussuria (dal latino luxus, "rigoglio", "esuberanza", ma anche "eccesso", "esagerazione"[1][2]) è, in senso proprio, il desiderio disordinato del piacere venereo o carnale[3][4]. È il terzo dei sette vizi capitali, ed è il vizio opposto delle virtù della temperanza e della castità.   

Nella Bibbia

L'Antico Testamento conosce varie forme di disordine e di abuso nel campo della sessualità[5]: la fornicazione, l'adulterio (Es 20,14; Dt 5,18; Sir 23,16-27; Os 7,4), l'esercizio dell'omosessualità (Gen 19), la bestialità (Es 22,18; Dt 27,21), l'incesto (Lev 18,6-18), la prostituzione sacra (1Re 14,24). Condanna tutto ciò come empietà (Sir 19,2; 23,6).

Il Nuovo Testamento insegna che la pratica della lussuria nelle sue varie forme esclude dal Regno di Dio (1Cor 6,9-10; Ef 5,5; Gc 5,5; 1Pt 4,3; Gd 7; Ap 22,15). Gesù precisa che è peccato anche il desiderio impuro (Mt 5,28), poiché la radice di questi peccati è nel cuore dell'uomo (Mc 7,22). Paolo spiega che essa è sacrilegio, poiché il battezzato è membra di Cristo e tempio dello Spirito Santo (1Cor 3,16-17; 6,13.19).
Nel mondo classico

Aristotele[6] definisce la lussuria come eccesso corruttivo da piacere corporeo, sino alla irrazionalità.
Nella Tradizione della Chiesa

San Gregorio Magno[7], colloca la lussuria tra i vizi capitali. Su questa linea una lunga tradizione stigmatizza i lussuriosi.

San Tommaso d'Aquino distingue puntigliosamente ben dodici tipi di lussuria[8] e, a loro radice, le figlie già indicate da Isidoro di Siviglia: cecità di mente, incostanza, precipitosità, stultiloquio.
Nella Divina Commedia

Dante rappresenta la lussuria nella "lonza" incontrata quasi all'inizio del canto I dell'Inferno[9]. Allude alla lussuria anche nell'elencazione di diversi personaggi dell'antichità e del mondo medievale: Semiramide, Didone e Cleopatra, nonché Elena, Achille, Paride e Tristano[10].

Nel Purgatorio, al canto XXVI, i lussuriosi camminano divisi in due schiere che, incontrandosi e poi di nuovo subito separandosi, gridano gli uni "Sodoma e Gomorra", e gli altri: "Ne la vacca entra Pasife / perché 'l torello a sua lussuria corra"[11]; e Guido Guinizelli spiega a Dante:
« 
Però si parton 'Soddoma' gridando,
rimproverando a sé com'hai udito
e aiutan l'arsura vergognando.

Nostro peccato fu ermafrodito;
ma perché non servammo umana legge.
seguendo come bestie l'appetito
in obbrobrio di noi, per noi si legge,
quando partinci, il nome di colei
che s'imbestiò nelle 'mbestiate schegge. »
  
(vv. 79-87)

Per contrapasso poi, nel canto XXVII, si ode cantare: "Beati mundo corde!" (v. 8).
Nel mondo attuale

Osserva Lucetta Scaraffia[12] che la lussuria "oggi è diventata legittima ricerca del piacere al di là di legami affettivi e men che meno famigliari: intorno gravitano l'industria cinematografica, molti programmi televisivi, i rotocalchi, il mondo del porno, per non parlare del turismo sessuale e dell'industria farmaceutica per i contraccettivi. Un bel business, senz'altro, che è difficile toccare, tanto che oggi la ricerca del piacere sembra addirittura essere stata inserita fra i Diritti umani, almeno per quanto riguarda l'Organizzazione mondiale della sanità".
Approfondimento

La lussuria trae la sua malizia fondamentalmente dalla cosificazione dell'altro.

Il lussurioso è una persona incapace di opporsi al desiderio smodato del proprio corpo.

Il vizio della lussuria ha molte e gravi conseguenze[13]:

    la cecità della mente, per cui si offusca il fine e il bene che si sta perseguendo;
    l'indebolimento della volontà, che diventa quasi incapace di qualunque sforzo, arrivando alla passività, alla svogliatezza nel lavoro e nel servizio;
    l'attaccamento ai beni terreni, sì da dimenticare quelli eterni;
    può portare all'odio a Dio, che al lussurioso appare come il maggiore ostacolo per soddisfare la propria sensualità.

Nonostante la lussuria appaia a prima vista appartenente alla sfera biologica, essa presenti caratteristiche soprattutto culturali[14]: essa è infatti legata essenzialmente alla fantasia e all'immaginazione, trovando stimoli e suggestioni nei mezzi di comunicazione: televisione, romanzi, riviste, film.

v · d · m
I Vizi capitali nella sistemazione occidentale
I sette vizi capitali Superbia - Avarizia - Lussuria - Ira - Gola - Invidia - Accidia
Note

    ↑ http://www.etimo.it/?term=lussuria
    ↑ Alla lettera il significato del termine è "sciogliersi nel piacere", soluptio in voluptate (così Sant'Isidoro di Siviglia, Etymologiae, X, lettera L
    ↑ Giuseppe Pistoni (1951) 1707.
    ↑ In senso improprio il termine indica ogni eccesso nel cibo, nelle bevande e simili, e si dice anche degli animali e delle piante.
    ↑ Lamberto Schiatti, Francesca Moscatelli, Primo Gironi (1991).
    ↑ Etica, 7,11,4
    ↑ Moralia XXXI, 45.
    ↑ Summa Theologiae II/II, q. CLIV. Si vedano anche le Quaestiones disputatae de malo, e in particolare la questione XV, dedicata alla lussuria (testo latino).
    ↑ vv. 35-37.
    ↑ Cfr. vv. 52-67.
    ↑ vv. 40-42.
    ↑ Quando i vizi tornano di moda. La crisi dell'educazione, ne L'Osservatore Romano, 13 giugno 2010, online.
    ↑ http://www.opusdei.it/art.php?p=34323
    ↑ Giovanni Cucci (2010).

Bibliografia

    Giuseppe Pistoni, Lussuria, in Pio Paschini (cur.), Enciclopedia Cattolica, Ente per l'Enciclopedia Cattolica e per il Libro Cattolico, Città del Vaticano, 12 voll., 1948-1954, vol. VII, 1951, c. 1707-1712
    Cettina Militello, Dei vizi e delle virtù. La lussuria, in Vita Pastorale, n. 7, 2009, online
    Lamberto Schiatti, Francesca Moscatelli, Primo Gironi, Indice analitico tematico-onomastico, in La Bibbia. Nuovissima versione dai testi originali, con introduzioni e commenti, 4 voll., Edizioni Paoline, Milano 1991, vol. IV, 311
    Giovanni Cucci, Don Giovanni collezionista del nulla. La lussuria come ricerca malata dell'assoluto, in La Civiltà Cattolica, 21 aprile 2010; stralci sono stati pubblicati ne L'Osservatore Romano dello stesso giorno, online