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    E IN GESÙ CRISTO

    La nostra professione di fede si sviluppa in tre parti: credo in Dio Padre, credo in Gesù Cristo, credo nello Spirito Santo. La seconda parte è la più importante. La rivelazione di Gesù Cristo è la rivelazione del Padre e dello Spirito Santo. Il vero Dio, l’unico vero Dio esistente, è Trinità (unico Dio in tre persone).

    La mente umana e i pensatori più geniali non potevano arrivare a "sospettare" e a comprendere questa verità. Noi la conosciamo solo perché ce l’ha rivelata Cristo. Per conoscere il vero Dio è necessaria la rivelazione, è necessario Cristo.

    Gesù non è un’idea astratta, nata a tavolino: è un uomo. Un uomo che non ha mai cessato di affascinare l’umanità: l’uomo più amato e più combattuto.

    4.1 Chi è Gesù

    Gesù significa "Dio salva". Giuseppe chiamando "Gesù" il bambino che Maria aveva partorito a Betlemme, aveva obbedito a un ordine divino: "Lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati" (Mt 1,21).

    Gli apostoli e i suoi contemporanei videro un uomo.

    Questa è la carta di identità tramandataci dai vangeli:

    - nato a Betlemme, in Palestina, al tempo dell’imperatore Augusto e del re Erode (Lc 2,1-7; Mt 2,1);

    - professione: carpentiere (Mc 6,3);

    - residenza: Nazaret in Galilea (Gv 1,45).

    Videro un uomo:

    - che aveva degli amici (Gv 11,3)

    - che amava i bambini (Lc 9,36; 10,16)

    - che sentiva compassione (Lc 7,11-15; Mc 6,30-44)

    - che piangeva (Lc 19,41-44; Gv 11,1-44)

    - che andava in collera (Mc 3,1-6; 10,13-16; Gv 2,13-17)

    - che pregava (Mc 1,35) e andava regolarmente ogni sabato alla sinagoga (Lc 4,14)

    - che soffriva fisicamente e moralmente (Mt 26,38)

    - che moriva (Mt 27,50)

    Videro un uomo, un Gesù, che non sapeva tutto, non aveva una scienza universale non necessaria per la sua missione (Mt 24,36).

    Videro un uomo, non una marionetta teleguidata da Dio, un uomo libero.

    Videro un uomo in tutto simile a noi, fuorché nel peccato (Rm 8,3; Fil 2,7; Eb 2,17).

    Ma Gesù era anche un uomo sorprendente. La gente del suo tempo rimane stupita, spaventata, scandalizzata, perplessa. "Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono" (Mc 1,27). "Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?" (Mc 2,7). "Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?" (Mc 4,41).

    A Cesarea di Filippo Gesù interroga i suoi discepoli: "Chi dice la gente che io sia?" Ed essi gli risposero: "Giovanni il Battista, altri poi Elia e altri uno dei profeti!". Ma egli replicò: "E voi chi dite che io sia?". Pietro gli rispose: "Tu sei il Cristo". (Mc 8,27-29). L’uomo Gesù è il Cristo.

    4.2 Che cosa vuol dire Cristo?

    Gesù è il Cristo al punto che quasi i due titoli vanno uniti: Gesù Cristo. Tuttavia "Cristo" non è un nome come "Gesù". "Cristo" è la traduzione greca dell’aggettivo aramaico "messia": essi hanno esattamente lo stesso significato.

    L’evangelista Giovanni ci riporta in aramaico l’esclamazione di Andrea rivolta al fratello Simon Pietro: "Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo) e lo condusse da Gesù" (Gv 1, 41). Messia o Cristo è "colui che ha ricevuto l’unzione d’olio".

    Nell’Antico Testamento, l’olio sacro dell’unzione versato sulla testa di qualcuno rappresenta il rito con cui Dio consacra un profeta, un sommo sacerdote, o un re.

    È il segno sensibile e efficace della comunicazione dello Spirito Santo a colui al quale è stata affidata una missione a servizio di Dio e del suo popolo (Es 30,22-33; 1Sam 16,1-13).

    Tra i tanti messia che c’erano stati nella storia di Israele si stava aspettando l’arrivo de "il Messia", "il discendente di Davide", "il re d’Israele". Gesù il Messia, povero, perseguitato, perdente, morto in croce, non se l’aspettava nessuno, non piaceva a nessuno.

    Anche i suoi amici più intimi, gli apostoli, si erano stretti attorno a lui lasciando il lavoro e la famiglia (Mc 1,16-20) sperando di "far carriera" (Mc 10,35-40). Si controllavano e si litigavano per avere gli "avanzamenti", i primi posti (Mc 10,35-40). Il popolo di Israele attendeva un re guerriero, un liberatore politico che desse lustro alla Gerusalemme terrestre. Dopo la morte di Gesù alcuni stavano tornando a casa loro e alle loro faccende, delusi e tristi: "Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele" (Lc 24,21). E proprio nell’imminenza della sua ascensione al cielo Gesù si sente ancora rivolgere la domanda: "Signore, è questo il tempo in cui ricostruirai il regno d’Israele?" (At 1,6).

    Gesù ha dovuto lottare tutta la vita contro satana, contro i giudei e gli stessi discepoli che satana metteva come intralcio sul cammino del Cristo per deviarlo dalla sua missione e dalla volontà del Padre (Mt 16,21-25). Gesù spiega ai suoi intimi il segreto della sua messianicità: "Devo soffrire molto e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno" (cfr. Mt 16,21). Per Gesù, "messia" ha significato concretamente: unto, consacrato dallo Spirito santo e battezzato nel proprio sangue per dare la vita agli altri.