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    DISCESE AGLI INFERI

    La spiegazione di questo articolo del credo non è facile. Tuttavia non possiamo snobbarlo o svuotarlo del suo contenuto, affermando che tale immagine esprime solamente la realtà della morte. Il credo ha già proclamato la realtà della morte di Gesù: "Fu crocifisso, morì e fu sepolto". Qui fa un passo avanti e ci vuol dire qualche altra cosa. La discesa di Cristo agli inferi fa parte della sostanza della buona novella.

    Prima di Cristo, tutti i popoli avevano una vaga idea (speranza o timore), di continuare a vivere dopo la morte e tentavano di "localizzare", di "materializzare" quello che doveva essere un modo di vivere, di esistere nel regno dei morti: sheòl per i giudei, ade o tartaro per i greci, inferi per i latini. Lasciando da parte ogni "localizzazione sotterranea", gli inferi erano l’incontro di tutti i defunti, lo stato (non il luogo) in cui ciascuno entrava quando raggiungeva i suoi antenati, come i fiumi vanno al mare. Sono questi gli inferi in cui Gesù Cristo, appena spirato, raggiunse gli spiriti, le anime di tutti gli uomini morti prima di lui e che aspettavano la salvezza.

    Cosa vi andò a fare? "Andò ad annunziare la salvezza anche agli spiriti che attendevano in prigione" (1Pt 3,19): "infatti è stata annunziata la buona novella anche ai morti, perché pur avendo subìto, perdendo la vita del corpo, la condanna comune a tutti gli uomini, vivano secondo Dio nello Spirito" (1Pt 4,6).

    Gesù è venuto a salvare tutta l’umanità perché "Dio, nostro salvatore, vuole che tutti gli uomini siano salvati" (1Tm 2,4). Quando si dice tutti non si intende solo i contemporanei di Cristo e noi che siamo venuti dopo, ma anche quelli che erano esistiti prima. Questi ultimi Gesù li ha cercati, trovati e salvati dove erano: negli inferi.

    "Disceso da solo agli inferi, Cristo ne è risalito con una moltitudine" (S. Ignazio di Antiochia).

    Verso il 1550, i giapponesi si lamentavano con s. Francesco Saverio: "Se Dio è buono, perché non si è rivelato ai giapponesi prima del tuo arrivo? Perché ha tradito i nostri padri, nascondendo loro la conoscenza della verità? Se Dio vuole salvare tutti gli uomini per mezzo di Gesù Cristo perché ha tardato così a lungo a rivelarcelo?".

    Nel 1919, il principe ereditario del Giappone Hiro-Hito, volle incontrare il card. Mercier e gli disse: "Ho letto nel vangelo, che Cristo ha comandato ai suoi discepoli di diffondere la sua dottrina in tutto il mondo. Perché allora i discepoli di Gesù non hanno eseguito il suo ordine? Esistono nel mio paese 80 milioni di abitanti, che non hanno mai inteso parlare della vostra religione".

    Oggi esistono oltre quattro miliardi di non cristiani. Ad essi aggiungiamo tutti gli uomini esistiti dall’inizio (milioni di anni fa) fino ad oggi e tutti quelli che esisteranno fino alla fine dell’umanità e non diventeranno mai cristiani.

    Che ne sarà di questa moltitudine immensa di uomini, che avranno vissuto e saranno morti "fuori della Chiesa"? Come si realizza concretamente la volontà di Dio, nostro salvatore, che vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità. (cfr 1Tm 2,4)?

    Scriveva Jean-Jacques Rousseau nel 1762: "Milioni e milioni di uomini non hanno mai udito parlare di Gesù Cristo!... Ma lo si nega e si sostiene che i nostri missionari vanno ovunque. Si fa presto a dirlo... Voi mi annunciate un Dio nato e morto duemila anni fa, all’altra estremità della terra, in una cittadina sconosciuta, e mi dite che chi non avrà creduto a questo mistero sarà dannato... Una mano sulla coscienza, e mettetevi al mio posto: debbo io credere, sulla sola vostra testimonianza, a tutte le cose incredibili che voi proclamate?... Se il figlio di un cristiano fa bene a seguire, senza un esame profondo e imparziale, la religione di suo padre, perché il figlio di un turco farà male a seguire parimenti la religione del suo? Sfido tutti gli intolleranti a rispondere a queste domande qualcosa che non contrasti col buon senso. Sotto la pressione di queste ragioni, alcuni preferiscono fare ingiusto Dio e punire gli innocenti per il peccato dei loro padri, piuttosto che rinunciare al loro barbaro dogma. Altri si tolgono dall’impiccio inviando necessariamente un angelo a istruire chiunque trovandosi in un’ignoranza invincibile, avesse vissuto moralmente bene. Oh, è proprio una bella invenzione un angelo siffatto..."

    (Da: Profession de foi du vicaire savoyard, II parte, cap. 6).

    La parola di Dio ci insegna che esiste "un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti" (Ef. 4,6). Il Verbo è "la luce vera, quella che illumina ogni uomo" (Gv 1,9).

    "La presenza invisibile del Verbo è sparsa ovunque... Per mezzo di lui, tutto è sotto l’influsso dell’economia redentrice... Il Figlio di Dio ha tracciato il segno di croce sopra ogni cosa" (S. Ireneo +200 circa).

    "Fuori della Chiesa nessuna salvezza", non ha altro significato che la parola di san Paolo: "Senza la fede è impossibile piacere a Dio"; ossia non esiste salvezza per chi resiste alla verità conosciuta. È interessante quanto scrive W. Pannemberg, professore protestante di Monaco nel suo libro "Il credo e la fede d’oggi": "Se Dio si è rivelato appena in Gesù, se solo in lui è apparsa la salvezza per l’umanità, che ne sarà allora di tutti gli uomini che vissero prima che apparisse Cristo, e che avverrà dei molti che non vennero mai a contatto col messaggio cristiano? Che ne sarà infine degli uomini che udirono sì parlare del messaggio di Cristo ma - forse per colpa dei cristiani stessi incaricati della predicazione - non hanno mai incontrato la verità di esso? Tutti questi uomini sono incorsi nella perdizione? Rimangono esclusi per sempre dall’intimità con Dio, che è stata aperta all’umanità da Cristo? A questi interrogativi la fede cristiana risponde no. Questo è il senso della formula della discesa di Cristo agli inferi nella professione di fede. Essa reca in sé questo senso: ciò che in Cristo è stato compiuto per l’umanità, vale anche per gli uomini che non sono mai venuti a contatto con Gesù e col suo messaggio, o che non sono mai riusciti realmente a scorgere la verità della sua figura e della sua storia".

    L’umanità e ogni singolo uomo, nel momento stesso della loro suprema degradazione, sono raggiunti da Cristo salvatore. C’è un’evangelizzazione radicale, esistenziale, universale di tutti gli uomini da parte dello stesso Cristo che annuncia la buona novella e offre realmente la sua meravigliosa salvezza non solamente ai suoi contemporanei, non solo agli innumerevoli uomini che l’incontrano nella Chiesa visibile nel corso dei secoli, ma a ciascuno e a tutti gli uomini, quando e dove vivono, soprattutto nel momento della morte. Gesù è veramente il salvatore di tutti gli uomini. Solo così si avvera in modo pieno e totale quanto ha detto Cristo: "Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me" (Gv 12,32).